La Missione Vincenziana in Tunisia è presente con 11 membri tra Missionari e Figlie della Carità che svolgono diversi servizi socio-caritativi, in particolare forme di promozione umana per sviluppare o rafforzare delle capacità personali in settori come l’artigianato e l’alimentare.
Padre Claudio è un religioso di san Vincenzo de’ Paoli, a Tunisi da un anno come direttore della Caritas, e parroco della chiesa di Sousse, un tempo meta del turismo internazionale e ora, dopo l’attentato del 2015, frequentata solo da sporadici gruppi di russi e algerini.
Padre Claudio racconta della crisi profonda che sta attraversando la Repubblica nata nel 2011 con la disoccupazione oltre il 30%, i salari bassi, resi ancora più inconsistenti dalla perdita di valore del denaro, l’assistenza sanitaria pubblica inesistente. Di conseguenza sempre più persone decidono di salire sui “barconi della morte”.
Melassine è un quartiere al centro di Tunisi. È in questo quartiere di 4 mila abitanti, fortemente segnato da degrado sociale, mancanza di servizi e abbandono scolastico, che la Caritas – grazie ai finanziamenti che arrivano dall’estero e al lavoro volontario di un’équipe interreligiosa di cristiani e musulmani – ha aperto due centri, uno in una casa di proprietà delle suore vincenziane dedicato al sostegno, all’istruzione e all’apprendimento di abilità manuali, e l’altro in una sala affittata e adibita a laboratorio alimentare. «Le classi raggruppano al momento 140 bambini e ragazzi dai 5 ai 15 anni, ma abbiamo sempre più richieste», dice padre Santangelo. «I piccoli imparano il francese, i più grandi seguono anche corsi di formazione professionale. Al pomeriggio si tengono al contempo atelier di tessitura, taglio e cucito rivolti alle madri del quartiere». A questi si aggiungono un corso di pasticceria e uno di cucito. «I progetti funzionano meglio con le donne, sono molto più affidabili», sottolinea padre Claudio. Le donne infatti sono quelle che si piegano a svolgere le mansioni più umili per mantenere la famiglia, gli stessi lavori che gli uomini si rifiutano di fare.